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Over Packaging: inquinare il mondo una banana alla volta
2/3/2011
Azioni per Salvare il Pianeta
7699  views
  Locazione: Il mondo
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L’over-packaging è un fenomeno che riguarda una vastissima varietà di prodotti, dall’elettronica di consumo, ai ricambi (cartucce per stampanti), al cibo (sandwich nei fast food) fino ad arrivare ad un’infinità di prodotti presenti nei supermercati: non si salva quasi niente.

Ecco l’ultima trovata della Del Monte, famosa azienda di prodotti a base di frutta, che ha deciso - senza tanti contraddittori, di immettere sul mercato interno USA le BANANE CONFEZIONATE UNA AD UNA, così.. come se fossero degli snack e degli stuzzichini da mordicchiare.. per un "trasporto più pratico".

Ovviamente c’è una ragione per questa scelta, ed è prettamente commerciale. E’ ben noto che negli USA mangiare sano è un’impresa ed è un’opzione poco disponibile per la stragrande maggioranza degli americani. Quindi equiparare una banana ad uno snack è molto probabile che sarà un ritorno in termini di incremento delle vendita molto interessante. D’accordo ma: E TUTTO IL RIFIUTO DELLA CONFEZIONE, DOVE ANDRA’ A FINIRE? Negli USA la raccolta differenziata è già al livelli pressochè nulli.. altro rifiuto.. altro inquinamento!

Curiosamente l’idea della banana confezionata singolarmente non è piaciuta affatto in Inghilterra, dove la Del Monte si è trovata un bel "forget about it" dall’Associazione Governativa Locale per l’Ambiente che ha espresso MOLTI DUBBI sull’impatto ambientale di questo prodotto accusando la multinazionale di over-packaging.

E’ lecito chiedersi: ma cosa serve togliere le borsette di plastica se poi OGNI COSA E’ DELIBERATAMENTE CONFEZIONATA (in alta percentuale inutilmente) SENZA NESSUNA REGOLAMENTAZIONE?

Di una cosa sono fortemente convinto: è il consumatore finale che fa la differenza. Non acquistare ciarpame ultra confezionato convincerà gli amministratori delegati dell’over-packaging mondiale a rivedere le proprie logiche di marketing.


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REPORTAGE
 
Over Packaging: inquinare il mondo una banana alla volta
 
posted on 3/2/2011 at 13:49


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Pazzesco! non posso crederci.. già di per sè la banana ha un packaging naturale! che cosa serve rivestirla di plastica ovviamente non biocompostabile?
 
e già di per sé il packaging naturale della banana ci mette a decomporsi, se ben ricordo
 
Non solo le banane hanno un packaging "duro a morire" ma anche arance, pompelmi e compagnia. Non hanno nessun bisogno di essere insacchettate.. è assurda questa trovata!
 
io insaccherei la testa di chi fa ste boiate per salvaguardarne la stupidità e tenerla coscienziosamente separata dal resto del pianeta
 
D’accordo con Lucas, ma il sacchetto dovrebbe essere - in questo caso - non biodegradabile.. non vorrei che la stupidità fuoriuscisse ancora inquinando l’aria e la terra. Sarebbe il primo caso di utilizzo di un polimero non ecocompatibile in grado di aiutare il pianeta!!!! :)))
 
chiaro chiaro... potremmo anche tentare di smaltirlo come rifiuto speciale poi...
 
forse, boicottando l’acquisto di ogni prodotto della casa madre, potrebbe sicuramente avere un buon successo, supportata da una politica massiccia di condivisione e boicotaggio nell’ acquisto di certi prodotti,
boicottando la societa prodruttrice elll’acquisto di qualsiasi prodotto, è successo qualcosa di simile , per il caro prezzi della benzina, non ricordo il paese,
ma comunque beppe grillo ne ha parlato, potrebbe essere una arma vincente.
buon green a tutti !!
 
Partiamo dal presupposto che si vota quando si va a fare la spesa, e questo è il primo punto. Il secondo però è che siamo in pochi, e che se a boicottare siamo in pochi serve comunque a poco perchè di fatto dovrebbero boicottare quei prodotti i clienti consolidati (che spesso manco ci pensano perchè fanno parte anch’essi di quel sistema). Fermo restando che "boicottare" resta un termine errato, in realtà non si tratta di boicottaggio ma di "consumo critico", cioè "scegliamo di non consumare quei prodotti". Per questo però serve sempre una cultura, merce rara di questi tempi...
 
la cultura deve essere comunque diffusa,
sono daccordo che si tratta di consumo critico, ma questo devi renderlo pubblico, il fine dell’azione e sempre quello , di rendere parteci ognuno in questa azione.
l’unione fa la forza, se non c’e boicotaggio nell’acquisto, l’azienda non risente alcuna protesta, questo puo avvenire esclusivamente in termini di resa commerciale.
Un logo, io non acquisto prodotti della casa xxx, puo essere reclamizzato, dirai siamo in pochi,ma le proteste si diffondono e sopratutto nella rete .
 
Non mi trovi contrario in nessun punto del tuo ultimo intervento, per me boicottaggio è solo un termine comune per intenderci. Ma mentre spesso le persone mi contestano una certa connotazione negativa del termine io le correggo asserendo che comunque si tratta di un diritto dell’acquirente di scegliere il proprio mercato piuttosto che farsi scegliere come acquirenti dalle varie campagne pubblicitarie o str****te come quella in oggetto di questo reportage. Alla fine si tratterebbe di un’offesa alla nostra intelligenza, un po’ come quando si va a votare in un gazebo evitando di esprimere una preferenza sulle persone, cioè votando con una croce invece invece che scrivendo un nome e cognome che risponda al proprio elettorato. Gli effetti sono i medesimi: "scelgo e quindi controllo", altrimenti la democrazia non serve a niente (triste quanto vero). Comunque ribadisco: non sono contrario a nessun puntoi del tuo intervento.
 
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