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Centrali solari CSP: quand'è che grande è troppo grande?
22/6/2011
Solare a Concentrazione
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  Locazione: USA
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Centrali solari, solare a concentrazione termodinamica CSP, grandi potenze centralizzate ed enormi dimensioni. Immensi parchi solari sono un fra gli argomenti più caldi al giorno d’oggi. Negli Stati Uniti aziende come BrightSource, Abengoa, Solar Millennium e NextEra sono già ben oltre la pianificazione di progetti solari giganteschi: Abengoa con 280 Mega Watt (progetto solare termodinamico a concentrazione Solana), Solar Trust of America che è di proprietà in parte di Solar Millennium con 1.000 Mega Watt (progetto solare termodinamico a concentrazione Blythe suddiviso in quattro parti da 250 Mega Watt) e BrightSource con il progetto solare termodinamico a concentrazione da 392 Mega Watt di Ivanpah. Questi sono i maggiori.

Le centrali solari termodinamiche a concentrazioni sono vere e proprie centrali elettriche in grado di produrre enormi quantità di energia e addirittura accumularne abbastanza da permettere la generazione di potenza durante il periodo notturno.

La costruzione di tali centrali è pensata per siti desertici tipo quello sito nella California del sud: il deserto del Mojave, già sede di una alcune centrali CSP costruite alla fine degli anni 80 (vedi reportage di sunbeppe: http://www.howtobegreen.eu/greenreport.asp?title=139 ).

Nasce però una domanda: quand’è che GRANDE è TROPPO GRANDE?

In passato, la tecnologia CSP è stata criticata per la quantità di acqua che le centrali hanno bisogno per funzionare così come lo spostamento di alcune tipologie di piante rare e animali selvatici (come la tartaruga del deserto) in seguito alla costruzione delle centrali stesse. Ora fra la critica inizia ad affrontare un’altra questione: la grandezza delle centrali solari. Secondo i critici del CSP e quindi delle mega centrali nel deserto, l’unico modo che gli USA avrebbero per risolvere (in parte) i loro problemi energetici sarebbe quella di puntare sulla diffusione di piccoli impianti fotovoltaici DISTRIBUITI e quindi utilizzare la rete come una smart network per lo scambio dell’energia fra i piccoli produttori.

In effetti la distribuzione diffusa di impianti fotovoltaici permetterebbe la riduzione durante le ore di picco della richiesta di energia alla centrali. Inoltre tale approccio eviterebbe le immense strutture di trasporto dell’energia dalle lontane centrali solari nel deserto verso le megalopoli affamate.

D’altra parte in molti fanno presente ai "critici del grande solare" che si sta parlando di progetti in America, terra notoriamente famosa per grandi progetti e grandi spazi. Inoltre per costruttori di centrali elettriche come Abengoa è più semplice passare dalle centrali a ciclo combinato a sistemi solari CSP in quanto "il formato del progetto complessivo è lo stesso" anche se la tecnologia può essere molto diversa.

Non c'è a mio avviso da dimenticare il problema/opportunità legato agli enormi profitti che stanno motivando alcune scelte piuttosto che altre. Secondo la blogger Dana Blankenhorn: "Non è una questione in questo momento di grande centrale solare o piccola, eolico grande o piccolo. Si tratta di scegliere se continuare a devastare il pianeta raccogliendo fonti fossili e bruciare (carbone, petrolio e gas) o raccogliere nel modo migliore possibile l’energia che tutto intorno ci circonda".


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Centrali solari CSP: quand'è che grande è troppo grande?
 
posted on 22/06/2011 at 13:37


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E’ tutta una questione di filosofia progettuale. Piccoli generatori diffusi o grandi super centrali solari? Chi la spunterà? Probabilmente LA RETE.
 
La rete non è una magia e la smart grid non è comunque in grado di immagazzinare energia, quindi la richiesta di energia non varia di una virgola per il fatto che le fonti siano diffuse o concentrate. Diversamente dal fotovoltaico il solare termoelettrico ha delle economie di scala notevoli e di conseguenza gli impianti sono grandi.
Poi se si va a vedere la taglia si nota che solo il più grande (che è la somma di quattro unità) da 1000 MW pareggia la potenza di una normale centrale termoelettrica o nucleare, quindi è evidente che se vogliamo spegnere una centrale a carbone dobbiamo accenderne una di potenza paragonabile.
Quanti piccoli impianti fotovoltaici distribuiti servirebbero per raggiungere lo stesso risultato? E quanto sarebbe più costoso? 2 volte, 3 volte più costoso?
 
Cosa significa "la rete non è una magia?".. poi pochi giorni fa ho letto un articolo su nuove batterie "al sale" della Fiamm e si accenna anche ad applicazioni future fra cui le smart grid (http://energia24club.it/articoli/0,1254,51_ART_141743,00.html ).
 
Significa che è una mistificazione parlare di reti intelligenti attribuendo loro il potere magico di risolvere i problemi. L’accumulo di energia è svolto da impianti che non sono parte della rete e non sono di proprietà del gestore di rete, ma sono solamente collegati alla rete. Attualmente l’unica tecnologia che consegue risultati consistenti è l’idroelettrico a pompaggio, il resto è ancora molto lontano nel tempo ed estremamente diseconomico.
 
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