Inquinamento ambientale di fiumi e falde, contaminazione bioaccumulante, rischi per la salute umana e del pianeta. L’inquinamento industriale rappresenta una pericolosa minaccia per il Pianeta ed in particolare per le risorse idriche su cui agiscono altri fenomeni gravi, come il cambiamento climatico. Il problema è particolarmente serio nei paesi del Sud del mondo dove è tra l’altro diffusa l’opinione che l’inquinamento sia il prezzo da pagare per il progresso. È inoltre prassi ritenere che la lotta all’inquinamento sia eccessivamente costosa, che la prevenzione sia troppo difficile o impraticabile e che gli effetti ambientali e sociali potranno essere affrontati in futuro.
[Fiumi contaminati nel Nord del mondo]
- La regione di Basilea, durante decenni di attività produttive industriali (industrie chimiche e farmaceutiche), è stata oggetto di un forte inquinamento delle falde acquifere. I principali responsabili, fra cui Novartis, Roche, Syngenta e Ciba (adesso BASF) – hanno investito molto tempo, risorse e denaro per la ricerca di soluzioni e la realizzazione di attività di risanamento ambientale.
- Il fiume Hudson, nello stato di New York (USA), è stato per decenni il bacino di smaltimento delle acque di scarico dalla General Electric (GE) contaminate dai policlorobifenili (PCB), oggi vietati. Nonostante gli sversamenti siano stati fermati circa 30 anni fa, il fiume è ancora inquinato. Le prime operazioni di recupero sono iniziate ma si prevedono successi solo parziali: GE pagherà 1,4 miliardi di dollari per la bonifica.
- Il delta del Reno, in Olanda, è stato inquinato dall’espansione delle attività industriali nel secondo dopoguerra, ma sono i contribuenti olandesi di oggi a pagare per la bonifica che dal 1997 è costata circa 2,8 milioni di euro.
- Anche il fiume Laborec, in Slovacchia, è stato inquinato dai PCB: l’area è una delle più contaminate d’Europa ma nonostante la promessa di aiuti internazionali la bonifica non è mai cominciata e la popolazione locale soffre di un impatto sanitario documentato.
[Fiumi contaminati nel Sud del mondo]
- Il fiume Chao Praya in Thailandia è uno dei più importanti sistemi fluviali del Paese, abitato da 13 milioni di persone che convivono con oltre 30.000 impianti industriali, fra cartiere, impianti tessili e alimentari. Si sa poco delle emissioni di queste industrie ma è nota la presenza di sostanze pericolose (come metalli, ftalati e nonilfenolo).
- In Russia, il fiume Neva, il terzo più grande d’Europa, fornisce acqua potabile ai 5 milioni di abitanti di S. Pietroburgo e dintorni. È stato contaminato da scarichi di attività industriali (legali e non) tra cui spiccano impianti di produzione di articoli elettrici ed elettronici. Poche delle sostanze persistenti e potenzialmente pericolose sono oggetto di regolare monitoraggio e mancano sia le informazioni alla popolazione che gli incentivi alle aziende per aumentarne la sostenibilità.
- Uno dei corsi fluviali più inquinati al mondo è il fiume Marilao nelle Filippine dove concerie, raffinerie di metalli preziosi, discariche municipali e impianti di riciclaggio sversano i loro reflui. Le autorità filippine nel 2008 hanno adottato un piano di risanamento decennale: si cerca di risolvere il problema con misure di mitigazione del danno piuttosto che eliminare alla fonte l’uso delle sostanze chimiche pericolose.
- Il Fiume Azzurro Yangtze, in Cina. Da sempre è stato al centro delle attività culturali e industriali dell’area e oggi, il distretto industriale circostante, contribuisce al 40% del prodotto interno lordo cinese. Le principali industrie includono impianti chimici, di raffinazione del petrolio, di lavorazione del combustibile nucleare, aziende tessili e di produzione elettrica ed elettronica. Ma lo Yangtze fornisce acqua potabile a circa 20 milioni di persone, anche se il ministero dell’Ambiente nel 2008 ha pubblicato un report in cui si dichiara che il 15% delle acque non sono potabili.
Tratto da un report di Greenpeace "Danni Sommersi".
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