Nome: Vannessa Hartnett
Su di me: amante della natura
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15/2/2011
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Azioni per Salvare il Pianeta
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Si può parlare tranquillamente di disastro ambientale quanto di genocidio. Sono ancora visibili alcune tracce dell’originario paradiso naturale. La bellissima foresta pluviale del nord dell’Ecuador sembra un arazzo di nebbia argentata punteggiato da chiazze di fogliame verde. Ma sotto il manto di nubi e di vegetazione, la giungla è un groviglio di chiazze nere di petrolio, di torbida fanghiglia e di tubature ossidate.
Questo paesaggio da incubo è l’eredità lasciata dalla multinazionale petrolifera Texaco. Tra il 1964 e il 1990 la Texaco (comprata dalla Chevron nel 2001) scavò nella foresta pluviale amazzonica all’incirca 350 pozzi su una superficie di 2.700 miglia quadrate. Ne ricavo più o meno 30 miliardi di dollari di profitti scaricando nei ruscelli e nei fiumi nei quali la popolazione prende l’acqua potabile, pesca, fa il bagno e nuota, 18 MILIARDI DI GALLONI DI LIQUIDI INQUINANTI, una sorta di miscela tossica di petrolio, acido solforico e altre sostanze cancerogene. Durante la sua attività la Texaco costruì oltre 900 pozzi per la raccolta dei residui petroliferi, alcuni delle dimensioni di una piscina olimpica. Ma a differenza delle piscine olimpiche questi pozzi erano vere e proprie ferite nella Terra. In assenza di muri di cemento atti a proteggere il suolo circostante, le sostanze inquinanti penetrarono nelle acque freatiche.
Ci sono storie terrificanti sui maltrattamenti cui erano sottoposti i lavoratori della Texaco: donne violentate, sciamani portati su remote catene montuose per vedere se erano capaci di ritrovare la strada di casa, indios cui veniva detto che strofinando il petrolio sulla testa rasata i capelli sarebbero cresciuti lunghi e forti, il tutto mentre i camion della Texaco rovesciavano i residui del petrolio sulle strade dove la gente camminava scottandosi sul catrame arroventato.
Si calcola che siano morti 1.400 uomini, donne e bambini per malattie correlate all’inquinamento causato dalla Texaco. L’incidenza dei tumori nelle popolazioni che vivono nelle aree interessate dallo sfruttamento petrolifero è 30 volte superiore rispetto ad ogni altra regione del Paese. Diverse organizzazioni mediche hanno documentato tassi elevati di malformazioni congenite, aborti, malattie della pelle e patologie del sistema nervoso.
Due gruppi nomadi che un tempo abitavano nella regione, i Tetetes e i Sansahuari, sono stati cancellati.
Si può affermare che la Texaco si e’ resa responsabile di un vero genocidio. I restanti indigeni della foresta – i Cofan, i Siona, i Secoya, i Kishwa e il popolo Huaorani – hanno deciso di battersi contro la Chevron. Grazie ad una organizzazione chiamata «Frente de Defensa de la Amazonia» (Fronte di Difesa dell’Amazzonia), chiedono semplicemente alla Chevron, con una class action che non ha precedenti, di porre rimedio ai danni causati.
L’azione legale va avanti da 16 anni.
Tratto da uno scritto di Kerry Kennedy - www.ariannaeditrice.it
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REPORTAGE
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Ecuador ed il disastro petrolifero ad opera della Chevron-Texaco
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posted on 2/15/2011 at 17:56
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Ed ecco la notizia che si aspettava da tanti anni: CONDANNA RECORD PER LA TEXACO-CHEVRON
Ammonta a 8 miliardi di dollari la condanna record inflitta da un tribunale dell’Ecuador alla multinazionale petrolifera americana Chevron, accusata di aver arrecato danni all’ambiente e la popolazione di una regione amazzonica del Paese.
La sentenza di quello che i media latinoamericani hanno definito «il processo della storia» è stata diffusa dal`Fronte della difesa dell’Amazzonia´ e successivamente confermata dal gruppo statunitense che ha già annunciato il ricorso in appello.
Il giudice Nicolas Zambrono, del tribunale della provincia di Sucumbios, ha condannato il gruppo Usa a un risarcimento per indennizzi pari a 8 miliardi di dollari rilevando che inizialmente l’accusa aveva chiesto il pagamento di 27 miliardi di dollari.
La causa era iniziata nel 1993, quando il gruppo Texaco – poi fuso con la Chevron – venne accusato per le estrazioni di petrolio effettuate tra il 1964 e il 1990 nella regione amazzonica dell’Ecuador, operazioni che secondo l’accusa hanno provocato ingenti danni alle comunità indigene delle regioni di Sucumbios e Orellana, dove nel corso degli anni sono aumentati i casi di malattie mortali, fra cui il cancro e la leucemia.
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Incredibile.. una vergona.
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