Nome: Sergio Capraro
Su di me: Nato il 28 Gennaio 1953 a Vicenza Perito industriale Meccanico Dottore in Ingegneria Meccanica Dirigente settore Commercio Dirigente settore Industria Imprenditore Docente part time di Fisica; Meccanica e Macchine
sergio.capraro@libero.it
Interessi: Open project VI-Veicolo Intelligente® - Consumo energetico teorico alla velocità massima pari a 0,01 KWh/Km. - Costo stimato per 100 Km. pari a 0,25 €. Studi preliminari, immagini e rendering dei veicoli non ancora pubblicabili per ovvie ragioni di riservatezza.
Vivo a: IT, Veneto/Vicenza
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Verde – Bianco – Rosso
Dagli ultimi giorni di Luglio, è il nostro turno di reggere alla bufera.
E de "l’eppur si muove", ancora non vi è traccia.
Sarà così finchè non riusciremo a concentrarci su poche, semplici, chiare quindi condivisibili priorità.
E’ questa la maturità richiesta per realizzare la democrazia migliore.
Non certo l’individualismo e la cura del proprio interesse e della propria ignoranza indipendenti dal rispetto e dal bene dell’altro che lo meriti parimenti.
In maggioranza invece, è quest’ultimo comportamento a farla da padrone, e questa violenta situazione è dunque quella che democraticamente meritiamo.
Il voto però è di ciascuno di noi, la morale è nostra; dovremmo e potremmo quindi guadagnarcelo il futuro migliore.
Chi opera nell’informazione, chi nella giustizia, il proprietario ed il manager come lo studente, si ascolti; ognuno di noi rinunci da domani alla sua grande o piccola convenienza di dire e fare ciò che sa di falso o che non conosce a fondo, studiando e chiedendo l’eventuale aiuto necessario per comprendere.
Più che discutere sugli errori, su chi sia meglio e chi peggio, più che disperdersi dividendosi per le mille apparenze, cerchiamo di condividere pochi passi concreti da farsi in successione per avanzare nella direzione del miglioramento.
Potremmo esaminare i seguenti punti.
1. Portiamo i circa 1000 professionisti della politica a 200. Quelli che contano sono circa 100 quindi questo è senz’altro fattibile avendo cura di proporre il taglio del complemento a 1 del 10% poichè per il, "mal comune mezzo gaudio", ciò risulterebbe accettato anche psicologicamente sia da chi resta che da chi va.
2. L’elezione a termine non è novità però si potrebbe limitarla a tre anni introducendo il non rinnovabile per più di tre volte. Peraltro, andrebbe bene anche così com’è per cinque anni, perchè il cambiamento determinante è che sia comunque introdotto un meccanismo idoneo a garantire il corretto svolgimento da parte del delegato dell’oggetto della delega. Cioè, un controllo di congruità dell’impegno programmatico sottoscritto in fase elettiva, così come avviene per i budget delle aziende anche di piccole dimensioni. Se alla verifica - diciamo semestrale - gli elettori ritenessero ingiustificabili le inadempienze ed i comportamenti del loro rappresentante, ne risulterebbe il diritto di licenziarlo così com’è o logica vorrebbe, per chiunque assuma un incarico e non lo svolga con perizia.
3. Tutti i cittadini, secondo capacità, dovrebbero personalmente interessarsi per proporre gli auspicati obbiettivi, così che possano essere presi in carico, riassunti nel programma di chi si candida per gestire il bene comune.
Come si vede sono molto strette le analogie con il lavoro personale e con la gestione di più di questi che configura l’attività d’impresa.
Quanti di noi vivono il dramma di essere rimasti senza lavoro in questi anni, di non riuscire a riaverlo o per il non averlo mai avuto.
Tanti sono a casa, perchè anche così le aziende si ristrutturano.
Riducendo i costi ed aumentando l’efficienza si predispongono al meglio per affrontare i mercati, per poter sopravvivere, prosperare.
Può non rispettare i dogmi della corretta gestione aziendale la macchina statale che è struttura complessa rappresentante la più grande impresa italiana?
Non dovrebbe, ma lo fa da tempo e così può, perchè la sua risorsa umana ha progressivamente perso la coscienza, è divenuta autoreferenziale, cioè si ordina e si fa da sè e per sè.
Basta pensare a quel che il popolo sovrano che sovrano non è, ha stabilito con alcuni referendum e giace tutt’ora disatteso, svilito ed annullato per altre vie ed artifici vietati per legge ma consentiti a chi legge fa, detta o gestisce.
Se solo il primo dei precedenti punti fosse stato realizzato o anche solo deciso, la speculazione si sarebbe già allontanata di corsa dall’Italia, pagando il pedaggio.
Buona serata
Sergio Capraro
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REPORTAGE
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Verde-Bianco-Rosso
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posted on 8/5/2011 at 20:28
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La Primavera Italiana
Sono passati solo pochi giorni, sufficienti però per capire di che pasta siamo fatti e per un mio tagliando all’ospedale.
Da quel che vedo penso che l’Italia stia molto peggio di me, gli italiani seri quantomeno e pure i più furbi, che confermando la propria ignoranza che li rende ciechi, nemmeno lo percepiscono.
L’ha detto anche l’illuminata testa di Tremonti che in una barca che affonda non c’è distinzione tra ricchezza e povertà anche se in verità, salvo per qualche moralmente dotato, la porta della sicurezza di regola fa passare i primi e solo dopo - posto e tempo permettendo - i secondi.
Probabilmente è su questo che confidano i non vedenti.
Confidano bene? No.
Come si può pensare che la primavera araba, conferma ed esempio storico di ciò che accade in condizioni in cui si prende progressivamente coscienza di non aver futuro, dell’impossibilità di partecipare democraticamente alla sua costruzione, ci lascerà indenni?
E la nostra maggior vicinanza come può costituire la valida garanzia che il contagio sarà limito all’Italia?
Credo che sia l’Europa intera ad essere fisicamente vecchia, fiacca e non più valore di riferimento quale vecchio continente; di anzianità variegata e diversamente acciaccata certamente, ma questo non ne cambia la sostanza.
Come mi sono più volte espresso, penso sia l’attuale universale modello di sviluppo del benessere che, privo di correttivi, stretto alle corde è inesorabilmente destinato a cadere, a fallire.
C’è chi sta provando l’euforia che dà l’entusiasmo del nostro vissuto passato, della creatività, del tirar dritto con poche regole e senza chiacchere, senza tanto guardare in faccia preoccupandosi di pochi o nessuno se non di aumentare lo sviluppo, e sono tanti, molti più degli appartenenti alla nostra antica culla della civiltà dello sviluppo.
Ci stanno facendo male, ce lo facciamo anche da soli, inconsapevolmente se lo stanno creando anche loro ma hanno il nostro stesso diritto.
Siamo tutti in una gigantesca ruota che gira configurando un problema che coinvolge il mondo intero.
Quando si va sul grande però, al solito non ci si può fidare nemmeno del piede di partenza ed è dunque necessario concentrarci sul nostro essere Italiani ed Europei.
Personalmente, confido che la primavera abbia in sè la rinascita, il rinnovamento ciclico che poichè imperfetto nell’umano divenire, può e deve essere talvolta corretto per risultare migliorato.
Ciascuna parte annuncia in questi giorni che presenterà il proprio rimedio e questo è bene: speriamo che diversamente da come si è fatto sin qui, sia finalmente positivamente riconducibile a questi detti di Oscar Wilde: "Conscience makes egotists of us all" oppure "Doing nothing is hard work".
Se così non fosse, attenti, saremo noi tutti credo pronti a scendere in piazza per appropriarci della nostra primavera.
Il minestrone italiano infatti, a lungo riscaldato, bolle ormai da troppo tempo e prima di esaurirsi nel nulla, il suo contenitore dovrà scoppiare.
Ne uscirà una maggioranza variegata comunque ribelle, determinata e con la forza che nasce dall’impotenza di concretizzare l’auspicato futuro o vedersi azzerato quello su cui contava.
Sarà impossibile fermare:
i chiamati a contribuire perchè da sempre pagano sulla certezza dell’IRPEF cioè per l’essere onesti;
i chiamati a sopportare drastiche riduzioni del welfare di cui hanno realmente bisogno per l’impossibilità di ricorrere al meglio;
chi prima godeva del privilegio di appartenere alla pubblica amministrazione, ad ambienti protetti, che andrà ad ingrossare la fila dei disoccupati;
chi già disoccupato era insieme a chi non lo è mai stato ed i rassegnati ad esserlo per sempre;
chi virtuosamente bene interpreta la propria coscienza ed a questa si attiene nel comportamento;
chi vinto dall’ideale politico, ambientalista e religioso, ha spesso combattuto senza rendersi conto del male indotto;
gli incapaci ed i nulla facenti per scelta, che hanno sempre e solo da chiedere e protestare.
Spero proprio che tutti noi si rifletta sul fatto che i bilanci si possono certamente aggiustare armati di forbice, ma che garantire la futura sopravvivenza o maggior prosperità, richiede anche altro, cioè la programmazione strategica dell’impiego della risorsa.
Rispondiamoci in coscienza a questa domanda: come potranno sopravvivere tutti i nostri connazionali la cui sussistenza è sin qui stata legata al pubblico lavoro ed eventualmente con loro, gli altri residenti più a sud?
Questa, è la dimostrazione per cui si deve certamente tagliare: facta non verba, pro bono pacis, pro capite e pro divitias suas, , pro tempore ed eventualmente sine die ma primum non nocere,
destinando parte delle risorse sorgenti alla riduzione del deficit e parte alla riduzione delle tasse, al riposizionamento dei disoccupati in attività utili, al rilancio della ricerca, della scuola e dell’attività produttiva, snellendo ed ottimizzando la gestione pubblica che nuoce all’intraprendere ed all’efficienza.
Ovvio che si debba toccare anche i privilegi in fase di acquisizione oltre a quelli già acquisiti pensioni e quant’altro, così come gli sconti concessi tipo l’aver fatto rientrare legalizzandoli, capitali più o meno sporchi con un trattamento di favore.
Mancando della coscienza necessaria a farci riscoprire individualmente l’amore ed il rispetto nei confronti degli altri, per la patria, gli stimoli e la fiducia che ci hanno portato a primeggiare tra le cinque migliori economie del mondo, sarà impossibile realizzare questa strategia e rimediare al knock down, al KO mortale.
Anche le guerre potrebbero risolvere il problema così come lo hanno sempre risolto nella storia del mondo ma sono oggi molto più rischiose di ieri; anche il ritornare sulle antiche vie dell’ Italia suddivisa, personalmente, mi sembra poco diverso.
L’augurio dunque, è di una primavera vivace, anche molto vivace, ma fiorita.
Buona giornata a tutti
Sergio Capraro
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