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Nome: Daniele De Marchi
Su di me: Credo che formarsi significhi intraprendere un percorso di crescita personale in grado di far emergere le proprie potenzialità, sfruttare al meglio le risorse individuali ed affermare la propria ident...
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Interessi: Una visione della formazione contro-culturale in grado di trasferire tutto ciò che la scuola non riesce a dare :
-Cultura Ambientale -Sviluppo individuale -Coscienza finanziaria -Alim...
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Locazione attività: IT, Vicenza
Nome attività:
Per Formarsi
Descrizione attività: Per Formarsi offre una serie di percorsi formativi in grado di accompagnare l’allievo lungo un percorso di crescita individuale adottando un un approccio didattico innovativo basato su specifiche moda...
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25/5/2011
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Cibo Vegetariano
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L’industria della carne, dalla produzione al consumo. Ci stiamo mangiando il mondo? Con questa serie di sei reportage voglio affrontare un tema scomodo, poco conosciuto dai più e assolutamente ignorato dai media: il peso della carne sull’ambiente (parte 1), gli effetti in termini di inquinamento (parte 2), desertificazione e deforestazione (parte 3), carenza di acqua potabile (parte 4), l’esaurimento delle fonti di energia (parte 5) e una valutazione dell’insostenibile spreco di risorse naturali (parte 6).
EFFETTI SULL’AMBIENTE: La superficie di un terreno grande 7 volte l’Europa viene utilizzata per produrre mangimi per gli animali d’allevamento corrispondente ad un quarto delle terre emerse, cioè il 70 percento delle terre coltivabili in Occidente. Non c’è abbastanza terra per nutrire un popolo di carnivori. Se tutti mangiassero come gli americani solo un terzo dell’attuale popolazione mondiale potrebbe sfamarsi.
Il bisogno di foraggio degli animali d’allevamento incoraggia le monoculture e l’uso indiscriminato di fertilizzanti e pesticidi. Le monoculture fanno perdere la biodiversità e predispongono il terreno alla desertificazione.
Un ettaro di terreno può produrre in un anno 2500 kg di proteine vegetali oppure 200 kg di proteine animali.
La quantità di alberi salvati ogni anno da un individuo vegetariano sono quelli che crescono su un terreno di 4.000 mq di foresta. Ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas. Ogni volta che addentiamo un hamburger si perdono venti o trenta specie vegetali, una dozzina di specie di uccelli, mammiferi e rettili.
I cereali necessari per produrre un solo hamburger basterebbero a sfamare 40 bambini per un giorno. Dopo tre, al massimo cinque anni, il suolo calpestato e divorato da milioni di bovini (ogni capo libero ingurgita 400 chili di vegetazione al mese!) ed esposto a sole, piogge e vento, diventa sterile e i ruminanti si devono spostare dissacrando altri ettari di foresta. Ci vorranno da 200 a 1.000 anni perché quel terreno ritorni fertile.
La principale causa di distruzione delle foreste pluviali è il consumo di carne negli USA. I principali paesi colpiti dalla deforestazione sono quelli in cui si allevano più bovini a scopo alimentare.
A causa della distruzione delle foreste pluviali 1.000 specie animali si estinguono ogni anno. Le foreste tropicali vengono abbattute ad un ritmo di 14 ettari al minuto: E’ come se ogni anno venissero rase al suolo 30 città come New York, Tokio, Londra e lasciassero all’addiaccio, senza negozi, farmacie ecc. i loro abitanti.
Il 75 percento della foresta amazzonica è già stata distrutta a causa degli allevamenti di animali da macello. Secondo la FAO nel 1981 il 75 percento dei cereali importati dal 3° Mondo furono utilizzati per il bestiame.
Su un terreno per una famiglia di cacciatori possono vivere 10 famiglie di pastori, 100 di contadini o 1.000 di vegetariani. Se tutti i terreni coltivabili fossero utilizzati per produrre prodotti vegetali si potrebbe sfamare una popolazione almeno 5 volte superiore all’attuale con la logica conseguenza che verrebbe abolita la fame nel mondo.
Tratto da Associazione Vegetariana Animalista "Armando D’Elia"
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REPORTAGE
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L’insostenibile peso della carne sull’ecosistema - parte 1
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posted on 5/25/2011 at 10:57
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