Nome: Morgan Palmas
Su di me: Credo nelle domande più che nelle risposte; credo nell’ascoltare più che nel dire; credo che il successo sia anzitutto apportare migliorie dentro noi stessi. Rispettare l’ambiente, per quanto mi concerne, è un vero e proprio atto religioso, in linea col mio panteismo.
Interessi: Letteratura ed editoria, filosofia politica e matematica, vegetarianesimo e diritti degli animali, spiritualità e cultura dell’ambiente.
Vivo a: IT, - Vicenza
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16/5/2011
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Azioni per Salvare il Pianeta
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Carta, libri, stampe e ristampe. Da dove proviene tutta la carta che quotidianamente viene utilizzata per stampare libri, riviste e quant’altro? Quali sono le scelte ambientali fatte a monte dagli Editori Italiani? Uno studio di Greenpeace ha rivelato come la maggior parte dei libri venduti in Italia sia una minaccia per le preziose foreste di Sumatra e gli ultimi oranghi indonesiani.
Il campione della deforestazione in Indonesia è APP (Asia Pulp and Paper), il più grande produttore di carta del Paese e il secondo a livello mondiale. Negli ultimi anni, l’Italia ha incrementato esponenzialmente le proprie importazioni di carta dall’Indonesia fino a diventare il più importante acquirente europeo di carta indonesiana e il maggior cliente di APP.
Greenpeace: "Per realizzare la classifica abbiamo chiesto agli editori italiani se sanno da dove viene l’unica materia prima che usano: la carta - spiega Chiara Campione, responsabile della Campagna Foreste di Greenpeace. - La maggior parte ha risposto di non saperlo, altri riescono a ricostruire a ritroso la propria filiera al massimo fino allo stampatore. Qualcuno ci ha addirittura scritto "e io che ne posso sapere?".
Si stima che dall’inizio delle proprie attività, negli anni Ottanta, APP abbia abbattuto un milione di ettari di foreste nella sola isola di Sumatra che conserva ancora più di due miliardi di tonnellate di carbonio. La distruzione di queste foreste (l’Indonesia è il terzo emettitore mondiale di CO2) avrebbe un effetto drammatico sul clima. Studi di Greenpeace dimostrano che per ogni tonnellata di cellulosa prodotta da APP in Indonesia nel 2007, sono state emesse circa trentaquattro tonnellate di CO2.
Quanto sono complici di questo massacro gli editori italiani? I risultati della classifica dimostrano che soltanto il 18 percento delle case editrici interpellate ha scelto di acquistare solo ed esclusivamente carta sostenibile aderendo al progetto di Greenpeace "Editori amici delle foreste". Tra questi: Bompiani, Fandango, Hacca e Gaffi. Un esiguo 6 percento stampa i propri libri solo su carta FSC proveniente da foreste certificate secondo standard affidabili: tra essi Marsilio e Fanucci.
Il 55 percento degli editori interpellati ha risposto al questionario dimostrando trasparenza, ma ha dichiarato di non poter fornire informazioni chiare sulla propria carta e quindi non ha una politica sostenibile. In questo corposo gruppo si trovano i principali gruppi editoriali italiani, Mondadori, RCS Libri, Gruppo Giunti e Gruppo Mauri Spagnol, che da soli costituiscono più della metà del mercato italiano dei libri. Il restante 20 percento è quello dei più "cattivi", nonostante i ripetuti solleciti di Greenpeace, non ha fornito alcuna informazione utile per poter valutare la sostenibilità della propria carta dimostrando poca trasparenza e nessuna volontà di escludere dalla propria filiera carta proveniente dalla deforestazione. Tra questi Feltrinelli che da solo controlla quasi il 4% del mercato librario.
Tratto da Greenpeace.
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REPORTAGE
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Carta e libri: il peso dell’editoria italiana sulle foreste di Sumatra
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posted on 5/16/2011 at 11:08
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Il 2011 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite "Anno delle Foreste".
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Ho sentito dire da un famoso editore che "quando si scrivono libri l’ultimo problema è il rispetto delle foreste".
Ah si? Complimenti! Sono certo che la pensano così anche le strapotenti multinazionali della cellulosa, chi vende ed installa parquet, chi trae enormi profitti sventrando interi ecosistemi intatti da millenni per commerciare legni esotici e tutti coloro che del rispetto della biodiversità se ne fottono. "Ultimo problema" eh? Attentenzione.. ho sentito dire che gli ultimi saranno i primi.
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